Perché il gatto si chiama gatto?
Nel passato il gatto non si chiamava «gatto», ma veniva nominato in base a tre fattori: il suono fonetico della voce, la capacità di catturare i topi e il fatto che agitasse la coda. Il nome scelto ci fa comprendere il rapporto che grandi civiltà come quella egizia, greca e romana, avevano con lui.
Gli Egizi lo chiamavano come il suono della sua voce, «myeu» dimostrando un legame empatico tra uomo e gatto, stipulando una sorta di sudditanza nei suoi confronti. I Greci lo indicavano invece col termine «ailouros» ovvero «colui che agita la coda» e quando lo faceva era meglio starne lontani. Lo reputavano un animale dalla doppia personalità, metà domestico, caratteristica emersa da alcuni bassorilievi che lo ritraggono in casa e metà selvatico, per il fatto che era uno dei compagni della dea Artemide, divinità degli animali selvatici. I Romani invece, uomini dalla personalità dominante, avevano un rapporto col gatto stipulato dalla bieca necessità, quella di prendere i topi. Lo chiamavano infatti «cattus» dal latino «captis» che significa «catturare», che poi è il nome giunto fino a noi… captus ovvero gatto!